Il tormento di Marsia – La storia, il mio dipinto

da 1 Nov 2023Genesi delle opere

L’audace sfida con Apollo

[Anche il fiume Marsia, che scaturisce non lontano dalle fonti del Meandro, si getta nel Meandro stesso, e una diffusa leggenda vuole che a Celene Marsia gareggiasse con Apollo nel suono del flauto.]
– Tito Livio, Ab Urbe Condita (Storie), XXXVIII, 13, 6

Marsia (gr. Mactag, -ou; gr. antico Μαρσύας; lat. Marsiràs o Marsya, -ae), chiamato anche Sileno (figlio di Ermete e maestro inseparabile di Dioniso) è il nome di un famoso satiro – creatura dei boschi della Frigia -, figlio di Olimpo, che sfiderà Apollo in una leggendaria contesa musicale.

Il racconto
Un giorno Marsia trovò casualmente un flauto, di tipo tritoniaco (Ovidio), che apparteneva ad Atena (Pindaro le attribuisce l’invenzione dello strumento realizzato con ossa di cervo a doppia canna). Atena lo aveva gettato via perché tremendamente disgustata dal fatto che soffiandovi dentro, le fattezze del suo viso si deformavano rendendola ridicola e goffa. Quando Marsia lo raccolse causò l’irritazione di Atena, lei lo colpì per punirlo, facendo cadere nuovamente il flauto in terra. Quando Atena si allontanò – mostrando un atteggiamento fanciullesco – Marsia riprese lo strumento ed iniziò a suonarlo, ma lo fece con una tale maestria e grazia da suscitare in tutte le genti grande ammirazione e ammaliadoli a tal punto da convincere tutti che il suo suono fosse di bellezza superiore a quello del dio Apollo, da sempre riconosciuto come un grande suonatore di cetra.

Marsia, con orgoglio, si vantò con tutti del suo successo, finché un giorno il suo vanto e fama arrivarono ad Apollo, il quale lo invitò subito a sfidarlo (altre versioni raccontando che fu lo stesso Marsia a sfidarlo). La famosa contesa avrebbe decretato un vincitore, e sarà proprio quest’ultimo a decidere la punizione da destinare al perdente, come sancirono le Muse chiamate a far da giudice: “il vincitore farà ciò che vuole del perdente”: la gara sarà vinta da Apollo.

Come si svolse la contesa
Si racconta che dopo la prima prova, le Muse assegnarono un pareggio, ma Apollo lo rifiutò. Fu così che il dio invitò Marsia a suonare nuovamente lo strumento, ma questa volta rovesciato (al contrario). Apollo riuscì facilmente a suonare la sua cetra al rovescio, mentre Marsia non poté fare altrettanto con il suo flauto, dovette quindi riconoscere la vittoria del dio. Un’altra versione racconta che Apollo propose di cantare e suonare contemporaneamente, anche in questo caso è facile immaginare perché solo lui potè riuscire nell’impresa.

La punizione
Come previsto dai patti, Apollo inflisse al perdente la sua punizione e fu terribile: lo legò ad un albero e lo scuoiò vivo privandolo della sua pelle, forse fu un suo scita ad eseguire l’esecuzione, come lo vediamo in alcune raffigurazioni. Il sangue del satiro dette origine alla sorgente di un omonimo torrente: il Marsia. Poi Apollo appese la sua pelle all’uscita della caverna (Erodoto racconta che ne fece un’otre poi lasciata appesa nella caverna) dalla quale fluiva un corso d’acqua; si racconta che questo fiume altro non era che le lacrime di coloro che lo piansero.

Luoghi
Sappiano che la sfida si svolse nei pressi dell’antica città di Celene, fu sede del Palazzo di Serse I e successivamente di Ciro il giovane.
In greco Kelainaí, in latino Celaenae, Celaenarum: fu un’antica città dell’Asia Minore in Frigia, alle sorgenti del fiume Meandro, l’attuale Dinar (Dineir), provincia di Afyonkarahisar Turchia.
La città prese il nome da Celeoo, figlio di Ercole, venerato in città, o in altra ipotesi originato dal colore delle pietre nere sparse per tutto il territorio, essendo questa zona vulcanica. Un altro indizio è dato anche dal nome di un affluente del fiume Meandro: il “Marsia”, che scorre in mezzo alla città scendendo da un ripido colle nei presi della città.
Plutarco, nelle vite, racconta che Antioco I Sotere trasferì ad Apamea, città situata a breve distanza da Celene, i suoi abitami, dopo che questa fu conquistata ed abbandonata da Alessandro Magno (333 a.C.).

Iconografia e letteratura su Marsia

L’iconografia del “Marsia appeso”, sembra aver avuto origine a Pergamo, città dell’Asia Minore (Turchia), successivamente ripreso e rielaborato in età ellenistica (fine III sec. a.C.), in un gruppo scultoreo in bronzo.

Non c’è dubbio che questo personaggio abbia suscitato sia dall’antichità un particolare interesse forse strumentalizzato come monito contro coloro che si sarebbero resi colpevoli di superbia (gr. hýbris); come diverse monografie contemporanee definiscono il satiro. Se Marsia si presentò ad Apollo con arroganza, nonostante si mostrò più abile nella prova e a tal punto da sfidarlo, sarà dovere del dio prendere provvedimenti con una punizione esemplare da essere ricordata a lungo; come farebbe un re/imperatore per punire il suddito accusato della medesima colpa. Il fiorire di marmi e bassorilievi su questo personaggio è sempre stato al centro dell’interesse di artisti e committenti, ma potrebbe avere anche altre motivazioni più sottili, originate non tanto dalle capacità di suonare lo strumento meglio di altri, ma di aver emesso suoni proibiti, un indizio l’ho trovato in Platone che così scrive nel Simposio 215, c:

« Egli almeno incantava gli uomini mediante strumenti, con la potenza che usciva dalla sua bocca, e ancor oggi chi esegue al flauto le sue melodie.. Infatti quelle che suonava Olimpo, io le attribuisco a Marsia, che gliele aveva insegnate. Le sue melodie, dunque, le esegua un buon flautista o una flautista da poco, da sole, essendo divine, portano ad uno stato di possessione e rivelano quelli che hanno bisogno degli dèi e di iniziazioni. Tu invece differisci da lui soltanto in questo, che senza strumenti, con le nude parole, produci questo stesso risultato. »

Marsia nell’arte greca
Marsia fu più volte rappresentato nella ceramica greca e più volte ripresa nell’arte romana.

Un affresco perduto di Zèusi (pittore greco V secolo a.C. – IV secolo a.C.) riproduceva Marsia legato, prima di subire il supplizio.

Apollo e Marsia – rappresentati in un bassorilievo a Mantinea, polis greca dell’Arcadia, attribuita a Prassitele (Museo Nazionale di Atene).

Marsia e Apollo – è un bassorilievo in marmo pentelico (da Mantinea) presente nel Museo Nazionale di Atene, attribuito alla bottega di Prassitele, metà IV sec. a.C. 330 a.C. Marsia suona l’aulòs in presenza di Apollo e dello Scita.

Atena e Marsia – è considerata l’opera più celebre del mito, è un gruppo scultoreo, ricostruito grazie a copie, dello scultore Mirone.

Marsia nell’arte romana
Nel Foro Romano, sul Plutei Traiani viene indicato un fico che stava accanto alla Statua di Marsia, forse di bronzo, ma è più probabile che un’antica statua di Marsia fosse posta nel Foro.

Statua di Marsia – esposta nella Centrale Montemartini fu ritrovata di recente nel 2009 nel Parco degli Acquedotti presso la cosiddetta Villa delle Vignacce appartenuta a Quinto Servilio Pudente (vedi foto).

Statua di Marsia – collezione dei Musei Capitolini. Copia romana da originale greco del II secolo a.C., marmo pavonazzetto, proviene dagli Horti di Mecenate, gli antichi giardini residenziali dell’Esquilino. Questa scultura è stata realizzata con grande maestria riuscendo a rendere la muscolatura sanguinante, senza la pelle, utilizzando le venature del marmo (vedi foto).

La storia di Marsia è raccontata in un sarcofago in marmo lunense scolpito a rilievo (c.a. 160 d.C.). Fu scoperto nel 1935 in via della Garbatella e può considerarsi un’opera di grande interesse in quanto racconta integralmente e in modo particolareggiato la vicenda di Marsia con i suoi personaggi: Marsia, Apollo, Minerva, le Muse, lo Scita. Si trova nei Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori.

Marsia appeso è una statua in marmo pentelico esposta a Parigi, Louvre (proveniente da una collezione Borghese), I-II sec. d.C.

Supplizio di Marsia – un pannello in stucco con rilievo facente parte nella volta della navata sinistra della Basilica sotterranea di Porta Maggiore. Sono rappresentati forse una Musa che implora Apollo, Marsia legato a un albero in attesa del supplizio, metà I sec. d.C.; 25 d.C.

Il torso del Belvedere – Il noto marmo di Apollonio di Atene, esposto nel Museo Pio-Clementino (Musei Vaticani) viene proposto come un Marsia seduto in presenza di un probabile imponente Apollo, ipotesi dallo studioso R. Carpenter (The Marsyas of the Lateran 1941).

Presenze letterarie antiche

La figura di Marsia è raccontata da Erodoto, Livio, Ovidio (Metamorfosi), Plutarco (De Musica), Filostrato, Alceo di Messene e altri. Pausania riteneva che Marsia avesse ideato una nuova forma musicale per flauto o oboe detta metroion aulema.

Letteratura medioevale
Troviamo rifeirmenti su Marzia in Lattanzio Placido: Narrationes fabularum ovidianarum
Fulgenzio: Mitologiarum libri tres, Fabula Apollinis et Marsyae
Mythographus Vaticanus I, II, III
Arnolfo D’orleans: Allegoriae super Ovidii Metamorphosen
Dante Alighieri: Divina Commedia, Paradiso, Canto I, (13-21)
Giovanni del Virgilio: Allegoriae Librorum Ovidii Metamorphoseos
Giovanni Boccaccio: Genealogia deorum gentilium
Giovanni Boccaccio: Allegoria Mitologica, I
Giovanni de’ Bonsignori: Ovidio Metamorphoseos vulgare

[…] è questo il momento in cui tu, dotto flauto, puoi risuonare, tu che galleggiasti sulle acque del Meandro dove eri stato gettato, quando il gonfiore delle gote aveva reso ridicolo il volto di Pallade.
– Properzio, Elegie, II, 30, 16-18

Il mio dipinto

Il mito di Marsia mi ha sempre suscitato una domanda: perché il dio Apollo ha dovuto ricorrere ad un espediente ingiusto per vincere la sfida con un “semplice” satiro? Suonare un flauto al contrario è impossibile, figuriamoci se doveva cantare e suonare nello stesso tempo, e la punizione sembra essere estremamente sproporzionata rispetto alla colpa. Ma gli dei non sono sempre stati docili con gli uomini come non lo sono stati con la loro stessa stirpe.

Ho fotografato spesso le statue di Marsia nei musei romani e sapevo che prima o poi ne avrei fatto un dipinto.
Il mio “Tormento di Marsia” nasce nell’estate del 2023 e prenderà ispirazione dal Marsia della Centrale Montemartini. La tecnica è olio su tela misto lino cm 80×60.
Tono severo di fondo, un buio notte realizzato con un blu di prussia, dove il povero satiro non vedrà più la luce. I due colori che disegnano il personaggio ricordano i boschi, gli alberi, le cortecce i luoghi dove viveva, folleggiava e purtroppo per lui, suonava meravigliosamente il suo flauto..

Il tormento di Marsia - olio su tela
Tutte le foto sono dell’artista © 2023

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